Dipendenza nell’età adulta

Negli adulti  la dipendenza è connessa  a vicende emotive remote con  genitori anaffettivi o assenti, ad ambienti di holding inadeguati che hanno lasciato un vuoto nella possibilità del soggetto di vivere una esperienza di dipendenza infantile soddisfacente, buona, nutriente sul piano emotivo e rassicurante sul piano dell’identità e dell’autostima. Si tratta di persone che hanno vissuto storie relazionali infantili non “sufficientemente buone” (Winnicott) e che si sono abituati a sostituire al naturale contesto relazionale e affettivo , una matrice relazionale un po’ autistica, un mondo autogestito in cui l’altro è sostituito con la sensorialità (inizialmente possimo osservare per esempio il bambino che si succhia il pollice, poi ritroviamo questo processo nella ragazzina che mangia in modo eccessivo per compensare i vuoti affettivi). Questi oggetti sensazione sono i precursori dell’oggetto di dipendenza adulto.

Dipendenza come difetto strutturale derivante dalla mancanza di relazioni precoci adeguate

La sensorialità diventa così il sostituto di relazioni nutrienti assenti e questo, purtroppo, impedisce un normale sviluppo della relazionalità. L’altro non assume più la funzione di regolatore esterno dell’emotività del bambino da cui quest’ultimo può imparare a regolare autonomamente i propri stati emotivi. Si produce così un difetto psichico strutturale, una specie di “buco nell’Io”, una incapacità a trovare in sé le risorse per stare meglio quando si sta male, ad auto consolarsi, a trovare la speranza di un domani migliore, la fiducia che tutto andrà bene. Tutto questo può spiegare la dipendenza come tentativo per colmare questo “buco nell’Io” con una rigida dipendenza da un oggetto, da un comportamento, da una persona che funzioni da stabilizzatore psichico.

Dipendenza e meccanismi di scissione e negazione

Un elemento che caratterizza le dipendenze è la presenza di fenomeni di scissione e negazione. La scissione è quel fenomeno che sdoppia l’esperienza: da una parte il soggetto è in un modo e dall’altra si pone con modalità opposte senza che venga registrata la contraddizione tra i due modi di essere.  Si ha cioè la compresenza di stati di coscienza che si rinnegano e si disconoscono a vicenda, ma che possono in momenti diversi prendere il controllo dell’ individuo. A volte fenomeni di questo tipo sono normali, come quando si oscilla tra due opinioni opposte, o quando pur sapendo che un certo cibo non possiamo mangiarlo, ignoriamo questo fatto mentre lo consumiamo.

Altre volte invece la scissione e la conseguente negazione diventano più potenti e allora entriamo nell’ambito di ciò che possiamo vedere come patologico. La presenza di un settore scisso nella personalità è un fattore sempre presente nelle varie dipendenze. La scissione avviene tra le parti sofferenti di sé e quelle che cercano e ottengono piacere . La persona bulimica ad esempio, invece di elaborare il dolore e la depressione che si porta dentro, adotta una condotta compulsiva con il cibo finalizzata alla ricerca del piacere: è come se così volesse trovare un diversivo, una distrazione da quel dolore.  Durante gli attacchi bulimici una parte scissa dona alla persona una esperienza estatica di piacere così che l’altra parte scissa quella triste e depressa si disattivi. La paziente bulimica non si rende conto che questa è una soluzione posticcia e inadeguata, perché la sofferenza non elaborata resta lì e continua a fare soffrire; E non si rende conto che tenendo fuori dalla porta quella sofferenza non si può che ripetere all’infinito il comportamento bulimico..

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