I meccanismi di funzionamento della psicoterapia ai fini della cura dei vari disturbi psicologici non sono ancora così chiari: sappiamo con certezza, grazie a moltissimi studi, che la psicoterapia è efficace, ma per ora è possibile solo fare delle ipotesi su come essa possa giungere a una remissione dei sintomi. La spiegazione più accreditata si richiama alla plasticità del nostro cervello. Sappiamo infatti dalle neuroscienze, che il cervello non è quell’organo immutevole e immodificabile che si pensava un tempo. Oggi abbiamo capito che attraverso specifici addestramenti e nuove esperienze è possibile creare negli esseri umani nuovi circuiti neuronali nel cervello, che vanno a costituire substrati organici mai esistiti prima, capaci di fondare inedite abilità.
Siamo sempre più vicini a potere affermare, con ragionevole certezza, che la psicoterapia può modificare gli stati patologici della mente perché plasma circuiti cerebrali alternativi che si accostano a quelli che hanno implementato i disturbi, come per esempio l’ansia, la depressione, le fobie, ecc. Queste inedite catene circuitali di neuroni, saranno in grado di modulare e in certi casi spegnere, in modo duraturo, le vie cerebrali attive nel creare la sofferenza. Possiamo quindi dire che la psicoterapia è un’attività che usa la relazione analitica tra terapeuta e paziente per “riprogrammare” la psiche, che è in grado di fondare nuovi “codici”, nuove soluzioni in grado di sostituire i vecchi “algoritmi” affettivi, quelli che si sono rivelati disfunzionali e fonte di sofferenza, perché derivanti da relazioni ed esperienze originarie inadeguate.