Eventi traumatici

Il Trauma

Il termine trauma è associato, nel linguaggio comune, a eventi dolorosi, che si sono impressi nella mente e che sono in grado, anche dopo molto tempo, di minare lo stato di benessere dell’individuo, compromettere il funzionamento mentale e addirittura, determinare stati psicopatologici.

Immagini di come eventi dal forte impatto emotivo possano produrre disturbi psicologici,  le troviamo nelle storie del cinema e della letteratura, per esempio quando si raccontano storie di violenze subite da bambini e ragazzi, o disagi vissuti dai reduci di guerra, ecc. Ma le troviamo anche nella cronaca, in caso di disastri naturali, incidenti, terremoti ecc..

Anche l’immagine comune che le persone hanno della psicoanalisi ha a che fare con il concetto di trauma: per molti infatti la psicoanalisi è semplicemente quella disciplina che cerca di chiarire come i traumi infantili possano spiegare i disagi psicologici delle persone adulte.

Come vedremo di seguito, questa concezione non è molto lontana da quanto affermato dalla psicoanalisi ufficiale.

Eventi eccezionali come traumi

Innanzitutto, un primo tipo di trauma deriva dall’essere stati coinvolti da eventi eccezionali in cui si sono subite o rischiate lesioni gravi, violenze, o in cui  c’è stato un contatto con l’esperienza della morte. Esempi di traumi sono: l’avere subito abusi sessuali o fisici, l’essere sopravvissuti a catastrofi naturali o a incidenti, l’avere causato la morte di qualcuno. È bene chiarire che ciò che rende davvero traumatico un evento non è tanto la qualità dell’evento stesso,  quanto  l’impatto soggettivo che esso ha, unito alla capacità dell’individuo di resistere ai suoi  effetti  (la cosiddetta resilienza).

Il trauma deriva da un evento che ha prodotto una attivazione emotiva eccezionale, soprattutto se l’esperienza in questione è talmente improvvisa e deflagrante da non dare la possibilità alla psiche di elaborarla. Per spiegare meglio, si può dire che la mente è un sistema che dà senso a quello che capita. Man mano che le esperienze vengono  elaborate,  dotate di senso, diventano memorie e ricordi che  attivano i sistemi rappresentazionali, cognitivi e affettivi.  Se siamo coinvolti in un’esperienza spaventosa, talmente terrorizzante da  paralizzarci, la mente viene subissata, soggiogata dal senso di impotenza e risulta vano qualunque tentativo di elaborare e dare senso a quanto sta succedendo. Ecco, il trauma è questo: non riuscire a dare senso a ciò che ci investe, non potere “digerire” un evento che, non elaborato, non categorizzato, non dotato di significato, diventa psichicamente tossico. Tanto più il soggetto si sentirà vulnerabile di fronte all’evento pericoloso, e incapace di opporre qualunque tipo di contenimento o reazione, tanto maggiore sarà la portata traumatica del vissuto che ne deriva. Come afferma Jon Allen (Coping with trauma, 1995), “… psicologicamente la frontiera del trauma è l’emozione inelaborabile della propria disperata impotenza”.

Eventi relazionali ripetuti come trauma

Quando parliamo di trauma, ci riferiamo a un concetto molto più inclusivo di un tempo. Non ci riferiamo solo a eventi estremi, ma  anche a modalità relazionali inadeguate e ripetute.

Nella storia della psicologia, vari autori hanno considerato il trauma come il vero fattore in grado di spiegare la malattia mentale. Questa tradizione  risale alle prime opere di Sigmund Freud, in cui si affermava che la nevrosi avesse eziologia traumatica, legata soprattutto ad abusi di natura sessuale subiti nel corso dell’infanzia. Anche altri autori, tra i quali Pierre Janet e Sandor Ferenczi, considerarono il trauma, inteso come evento eccezionale, centrale nella genesi dei disturbi mentali.

Ma sarà grazie ad autori come Winnicott, Sullivan, Bowlby e altri che il concetto di trauma si allargherà e diventerà molto più generale. Per questi autori il trauma non è soltanto l’evento singolo come l’abuso o l’incidente ferroviario, ma anche il fatto che i genitori non riescano ripetutamente (quotidianamente) ad andare incontro ai bisogni affettivi e psicologici del bambino. Da questo momento, sempre di più, diverrà chiaro che gli effetti psicologicamente deleteri del trauma si verificano non solo in conseguenza a incidenti, catastrofi, abusi, ma anche in conseguenza a ripetuti episodi in cui il caregiver (madre o equivalente) non sia riuscito a sincronizzarsi con il bambino e con i suoi bisogni, per fornirgli le cure emotive e i rispecchiamenti di cui aveva bisogno. La mancata instaurazione, tra madre e bambino,  di una comunicazione empatica, di una sintonizzazione in grado di far sentire il cucciolo d’uomo al sicuro è  per lui  traumatica perché non crea le condizioni necessarie  per  formare adeguatamente le sue emozioni e il suo Sé.

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