Esame di realtà: distinguere tra reale e fantasia

Si tratta della capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Normalmente, tutti noi riteniamo che quello che percepiamo o che affermiamo sia vero e abbia un senso condiviso. Ma questo non vale purtroppo per tutti.

Per esempio, nei soggetti psicotici, che soffrono di deliri e di allucinazioni, questa funzione è fortemente compromessa. Essi possono collocare nella realtà cose che non esistono, oppure fare ragionamenti e valutazioni che paiono assurdi a chi li ascolta.

Ci sono altri casi in cui l’esame di realtà non è sempre deficitario. Parlo di soggetti in cui, pur essendo integro per la maggior parte del tempo, si allenta in alcuni momenti. In quei frangenti il confine tra ciò che è oggettivo e ciò che è soggettivo tende ad assottigliarsi. Si pensi a momenti di intenso coinvolgimento affettivo, a episodi di disperazione e rabbia in relazione, per esempio, a esperienze di abuso, abbandono, lutto. In questi frangenti la capacità di giudizio concreto può cedere il posto all’irrazionalità, il livello dell’esame di realtà può abbassarsi. Questo crea momenti di contaminazione tra ciò che esiste e ciò che non esiste, tra ciò che è vero e condiviso e ciò che è frutto di fantasie e paure. Nei soggetti con organizzazione borderline di personalità il rischio di contaminazione reale-non reale tende ad essere più alto.

 

Nelle persone che hanno un funzionamento della personalità normale o nevrotico, l’esame di realtà è ben funzionante, anche se esiste un momento, che coinvolge ognuno di noi, in cui risulta disattivato. Mi riferisco al sogno, un’esperienza allucinatoria normale, che tutti conosciamo e che comporta appunto, una temporanea interruzione dell’esame di realtà.

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