Disturbo borderline di personalità

I soggetti con personalità borderline soffrono di una disregolazione degli affetti, cioè di un funzionamento caratterizzato da stati affettivi repentinamente mutevoli e da bruschi passaggi da condizioni normali a stati di profonda ansia, depressione e rabbia. L’impulsività e l’equilibrio sempre precario è la costante in questi soggetti.

Queste persone si sentono spesso rifiutate e abbandonate e questo genera in loro reazioni estremamente intense. Le emozioni sono scarsamente controllabili, e tendono a crescere vorticosamente fino a sfuggire al controllo. Quando questo succede, nei casi più gravi, questi soggetti possono anche compiere azioni che mettono in pericolo se stessi o gli altri.

Disturbo borderline e relazioni

L’ instabilità emotiva delle persone borderline ha sovente effetti deleteri a livello relazionale. Infatti la tendenza a reagire impulsivamente e con emozioni esagerate, anche ad eventi relazionali di poco conto,  può rendere davvero faticoso per questi soggetti il mantenimento delle proprie relazioni. Ogni minuzia è sufficiente per innescare improvvise reazioni furenti e distruttive,  profonde angosce destabilizzanti di vuoto e di abbandono,  stati di paralizzante ritiro, condizioni di tristezza infinita.

La loro difficoltà a regolare le emozioni in autonomia li porta ad avere sempre bisogno di qualcuno che li aiuti a tranquillizzarsi. A questo scopo, spesso si legano ad altre persone, aspettandosi che queste persone possano colmare i vuoti intollerabili che sentono.  Purtroppo però, quando la relazione si fa più intima , essi si sentono facilmente invasi e controllati e, al tempo stesso, sperimentano una intensa paura di essere rifiutati e abbandonati.

Tutto questo trambusto interiore fa si che fraintendano i comportamenti e gli atteggiamenti altrui i quali vengono interpretati rigidamente e senza appello come indicatori di rifiuti o abbandoni.

Queste persone provano cronici sentimenti di “vuoto” interiore. E possono mettere in atto comportamenti autolesivi con lo scopo di sentirsi vivi e in contatto con il proprio corpo. Possono minacciare e tentare ripetutamente il suicidio.

Terapia

Dal punto di vista terapeutico l’obiettivo è quello di aiutare il paziente ad essere meno impulsivo e più consapevole dei suoi stessi meccanismi di funzionamento. Ciò significa aiutarlo ad essere più in grado di collegare le proprie azioni e i propri sentimenti con ciò che egli pensa e con quanto sta accadendo, liberandosi dal giogo dell’impulsività.

Il terapeuta ha come obiettivo di favorire un maggiore grado di mentalizzazione, cioè aiutare il paziente ad interpretare i comportamenti altrui cogliendo le altrui motivazioni, intenzioni, desideri e  punti di vista. Questo perché chi funziona in modo borderline spiega sovente le azioni di chi ha di fronte, inflessibilmente, sulla base di interpretazioni personalistiche che riconducono tutto a rifiuti e abbandoni.

Per esempio se la partner di un soggetto borderline si iscrive a un corso per imparare a dipingere, può capitare che lui non consideri minimamente il desiderio di lei a coltivare una passione nel tempo libero e veda invece la cosa, solo come un tentativo di stargli lontano e di abbandonarlo. Potrebbe allora manifestarsi una reazione disperata, rabbiosa o impulsiva, come se l’episodio venisse interpretato alla stregua di un tradimento.

Le persone borderline non riescono a cogliere la complessità di motivazioni e fattori che possono determinare la condotta altrui. Tendono a dare spiegazioni stereotipate, semplicistiche dei comportamenti degli altri (per esempio: “Ha agito così perché è una carogna!” .. “Non gli importa di me.. vuole solo farmi del male…!” ). Per questo nella terapia è necessario che il paziente riesca a comprendere che le sue convinzioni riguardo a cosa succede nella mente degli altri, sono troppo legate ai suoi rigidi schemi, e che questi schemi gli impediscono di cogliere la ricchezza e la complessità di pensieri e affetti presenti davvero nella vita delle altre persone.

La terapia ha il compito di limitare le pesanti proiezioni e l’egocentrismo di queste persone. Ha il dovere di aiutare il paziente a limitare la sua tendenza a vedere tutto in termini di bianco e nero di buono e di cattivo. Di aiutarlo ad individuare anche i grigi.  Vedere cioè, che il buono che c’è in sé e negli altri non viene meno se ci sono alcuni aspetti che deludono, o che feriscono. Che noi tutti siamo una mescolanza di aspetti che ci piacciono e altri che invece non ci piacciono, e che questi possono coesistere.  Che atteggiamenti occasionali dell’altro che possono averci ferito o che possono averci fatto sentire un senso di rifiuto, non mettono in discussione l’altra persona tout court. Non possono annullare improvvisamente tutte le occasioni e gli episodi in cui l’altro ci ha dimostrato di volerci bene e di preoccuparsi per noi. Il soggetto borderline invece ha l’abitudine di considerare una critica, una incomprensione, una disattenzione come gravissime offese, capaci di catapultarlo improvvisamente in uno stato mentale in cui l’altro, chiunque esso sia, diventa cattivo, persecutorio, abusante. Così le sua reazioni devono fronteggiare tutta questa cattiveria ed è per questo che esse sono spesso prorompenti e rabbiose. Questa modalità di funzionamento delle personalità borderline deriva dall’uso massiccio di un meccanismo di difesa che chiamiamo scissione. La terapia ha il compito, tra le altre cose, di aiutare la persona a fare ricorso sempre meno a questa modalità difensiva primitiva e capace di condizionare fortemente l’esperienza e le relazioni di chi la utilizza.

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